Tra le condizioni richieste da Putin per il cessate il fuoco, tra gli argomenti da lui addotti per motivare l’operazione in corso, c’è la “denazificazione” dell’Ucraina. Ma che cosa intende, il leader del Kremlino, per “denazificazione”?
Le ipotesi sono tre:
1) Putin ritiene che l’attuale leadership ucraina sia “nazista” e vuole rovesciarla
2) Putin vuole sconfiggere e sciogliere le organizzazioni “neo-naziste” e di estrema destra presenti in Ucraina, in modo da tutelare le minoranze russofone
3) In linea con la tradizione delle scuole propagandistiche d’impronta socialista* e consapevole dell’eredità politica, culturale e spirituale della guerra contro l’Asse, sta cercando un pretesto per nobilitare l’operazione agli occhi dei russi (ma non solo), per farla accettare da loro. Questa è l’ipotesi più credible e razionale, dal momento in cui Putin sa bene che l’attuale governo ucraino non ha simpatie neo-naziste (Zelensky è ebreo, e lo sono altre figure di spicco della sua amministrazione) come sa bene della marginalità numerica ed effettiva delle formazioni politiche e paramilitari ucraine di estrema destra (Svoboda, Pravyj Sektor, Battaglione Azov, ecc), nonostante abbiano compiuto azioni al di fuori della legalità. Si tratterebbe quindi di una forma di propaganda “agitativa”, per colpire e delegittimare il bersaglio associandolo a immagini e concetti negativi e respingenti (tecnica della “proiezione” o “analogia”)
*l’accusa di fascismo, nazionalismo e nazismo all’avversario è un “topos” di queste scuole