Sabato 14 novembre, alle ore 17:30, presso il Montanelli Cafè a Massa, si terrà la presentazione del libro dello storico e autore apuano Michele Finelli intitolato: “Breve storia di Sarzana” (7,00 €), edito da Pacini, casa editrice tra le più importanti in Toscana ed in forte espansione nel mercato nazionale grazie anche ad un nuovo sito Web. Ad introdurre il lavoro di Finelli interverrà Enrica Salvatori, Professore Associato di Storia Medievale presso l’Università di Pisa.
L’evento di sabato vedrà la collaborazione anche della Pro Loco di Massa e di Marina di Massa, le quali hanno l’obiettivo di animare una nuova rete di sinergie che permetta di realizzare eventi su tutto il territorio massese.
QuotidianoApuano.net ha intervistato l’autore, al quale abbiamo rivolto le seguenti domande:
– Michele ci puoi parlare di questa tua ultima fatica?
– L’idea è nata perchè lo scorso anno ricorreva il 550° anniversario dell’elevazione di Sarzana a rango di città in seguito alla Bolla di Papa Paolo II, per cui Pacini editore ha pensato che fosse opportuno inserire la storia di questa città così importante nella collana “Piccola Biblioteca Pacini”, in cui sono raccolte le “Brevi Storie”.
– Quanto tempo hai impiegato per la realizzazione del libro?
– Tra studi e stesura il lavoro è stato particolarmente intenso, ed ho impiegato circa quattro mesi per la realizzazione. Per me che sono nato come storico risorgimentista e contemporaneista è stata una sfida, dal momento che ho trattato argomenti che riguardavano il periodo medievale. La realizzazione di questo libro mi ha permesso di allargare le mie conoscenze storiche e vedere in un’ottica diversa anche lo sviluppo degli eventi dell’età moderna e contemporanea.
– Nel testo tu indichi tre parole chiave per Sarzana : crocevia, confine e autonomia. Ci puoi spiegare i tre concetti?
– Sono tre concetti fondamentali, senza di essi non si può comprendere appieno la storia di Sarzana. Crocevia, in quanto la città ligure è nata lungo due importanti snodi stradali la via Aurelia e la Francigena; su quest’ultima in particolare stiamo assistendo negli ultimi anni ad un significativo recupero e valorizzazione. Sarzana è tutt’oggi un importante crocevia, attraverso la Cisa permette il collegamento tra l’Emilia Romagna, Liguria e Toscana ed il passaggio di turisti, lavoratori e merci.
Passando alla seconda definizione, quella di confine, Sarzana divenne importante strumento di difesa e di controllo del territorio grazie alla presenza delle mura e della fortezza. Già nel 1163 Federico Barbarossa concesse a Sarzana una serie di vantaggi perchè conscio dell’importanza strategica che la piccola città ligure aveva. Nel 1487 anche Genova e Firenze se la contesero e proprio in quell’occasione lo stesso Lorenzo il Magnifico venne in Liguria per incoraggiare le sue truppe.
Durante i moti del 1853-54, ispirati da Giuseppe Mazzini e guidati da Felice Orsini, Sarzana è ancora testimonianza di elemento di confine e divenne fondamentale per il passaggio delle idee risorgimentali, allo stesso modo la città fu protagonista nel 1921 della cacciata dei fascisti e solamente nel 1922 fu costretta a cedere, anche se il controllo da parte delle autorità non fu per niente facile.
Infine il terzo concetto è l’autonomia: Sarzana ha sempre difeso con grande interesse la propria autonomia, fino all’arrivo della Repubblica Democratica Francese, verso la fine del ‘700 primi ‘800, per passare poi alla lotta e alla resistenza contro il Fascismo.
– C’è un capitolo o un argomento del libro che ti ha particolarmente coinvolto?
– Sono diversi gli argomenti che mi hanno affascinato, ma in particolare sono rimasto incuriosito dai due serial killer attivi nella città di Sarzana negli anni ’30 del ‘900; il primo è un certo Serviatti che aveva ucciso diverse donne facendo ritrovare i pezzi dei loro corpi nelle stazioni di Roma e Napoli. Dopo lunghe indagini le Forze dell’Ordine riuscirono ad arrestare l’assassino, in seguito al ritrovamento di un cadavere avvolto nella cronaca di Spezia de “Il secolo XIX”. Il Serviotti venne poi fucilato di fronte a 5.000 persone. L’altro killer era unragazzino, William Vizzardelli, di 17 anni, figlio del Direttore dell’ufficio del Registro di Sarzana, protagonista dei “delitti del Convitto o della Missione”, che tra il gennaio 1937 ed il dicembre 1938 uccise ben cinque persone. Inzialemente venne arrestato un certo Bertipagani, finito in carcere ingiustamente e poi scarcerato per volontà di Benito Mussolini, in enorme difficoltà perchè gli omicidi di Sarzana misero in discussione il “mito” della società fascista ordinata. All’epoca dell’ultimo delitto Vizzardelli aveva ancora 17 anni e dunque evitò la condanna a morte.
Personalmente ho trovato molto interessante anche parlare di Sarzana ai tempi della globalizzazione. Nel 2006 il comprensorio ha conosciuto la chiusura della Ceramica Vaccari, azienda leader nel settore dagli inizi del XX secolo fino agli anni ’70, che ha lasciato in eredità un bellissimo stabilimento recuperato a grande eventi ma anche la silicosi. La vasta piana, dove si trova anche la tenuta di Marinella ha un grande potenziale agricolo, per non parlare poi del settore turistico con eventi come il Festival della Mente che riportano Sarzana ad essere una crocevia.
Nonostante ciò questa città non può vivere solo su agricoltura e servizi, ma è indespensabile rivedere il raddoppio della Pontremolese, (non è nemmeno stata inserito nello “Sblocca Italia”) che consentirebbe uno sviluppo anche sul piano dei commerci, vista la presenza dell’area retroportuale a Santo Stefano Magra.Piuttosto, la crescita in tempi di crisi del settore edilizio, non rappresenta un buon segnale.
– Sarzana si rese protagonista il 21 luglio 1921 dello scontro tra forze fasciste ed antifasciste, che salì alla ribalta delle cronache dei giornali nazionali. Come visse la popolazione questa particolare vicenda?
– La popolazione sarzanese era antifascista. La presenza della Ceramica Vaccari (fin dal 1870-1880), le diverse donne che lavoravano presso l’opificio di Forno a Massa e i numerosi braccianti nella zona di Marinella, la tradizione mazziniana della prima ora, non potevano che spingere verso la pratica di un antifascismo militante.
Così mentre a Carrara, in Lunigiana e a La Spezia i fascisti facevano il bello e il cattivo tempo, Sarzana resisteva. Inoltre la presenza di una Giunta socialista e di un forte gruppo di “Arditi del Popolo”, reduci di guerra di ispirazione repubblicana e democratica, motivava la popolazione a difendere l’automia e la libertà della città. In occasione della vicenda del 21 luglio 1921, il Capitano Jurgens non aveva fatto altro che applicare la legge, “incoraggiato” anche dai cittadini di Sarzana.
– Hai avuto modo di scrivere un libro sia su Massa, tua città natale, e Sarzana. Ci può dire, se vi sono, analogie e differenze?
– Sarzana è una terra di passaggio e turisticamente molto attrattiva, lo dimostrano i dati sulle presenze turistiche. La Vaccari ha lasciato problemi di silicosi i cui effetti si pagano ora, ma è stata fatta un’opera di recupero notevole dell’area industriale, destinata a mostre e concerti, e quindi con una ricaduta sulla comunità locale. Vederci Patti Smith quest’estate è stato bellissimo. Lo stesso non si può dire per Massa, dove i problemi di inquinamento passato della zona industriale si sono sommati a quelli della mancanza di bonifiche, nonostante negli ultimi venti anni sia nato un tessuto di piccole e medie imprese significativo.
Ma pensiamo anche alla Filanda di Forno, solo parzialmente recuperata. Questo è un vero peccato perchè la Filanda è un vero e proprio patrimonio per i massesi, permetterebbe di portare persone nelle zone di montagna e diversificare l’offerta turistica del nostro territorio.