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    Home»Cronaca»Poche le persone anziane che sanno che cosa è l’ictus. Il dato è emerso dall’analisi di un questionario della Neurologia dell’ospedale di Massa diffuso in occasione della Giornata di prevenzione a Montignoso.
    Cronaca

    Poche le persone anziane che sanno che cosa è l’ictus. Il dato è emerso dall’analisi di un questionario della Neurologia dell’ospedale di Massa diffuso in occasione della Giornata di prevenzione a Montignoso.

    Matteo MarchiniBy Matteo MarchiniMaggio 19, 2017Updated:Maggio 19, 2017Nessun commento5 Mins Read
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    Poche le persone soprattutto anziane non sanno che cosa è l’ictus. Il dato molto interessante è scaturito scaturiti da un questionario che è stato distribuito dal dottor Giovanni Orlandi ,Direttore della Unità operativa di Neurologia e Neurofisiopatologia dell’Ospedale Apuane di Massa a Montignoso nei locali della scuola media “G. B. Giorgini in occasione della  “Giornata di prevenzione del rischio cardio-vascolare, ictus, ed osteoporosi”.L’iniziativa è stata  promossa dall’Associazione sanitaria onlus “Solidarietà è progresso” e dall’Amministrazione comunale – Assessorato alla Sanità retto dalla Dottoressa Giorgia Podestà, con la collaborazione della Fraternita di Misericordia e di A.L.I.Ce.-Massa Carrara. Grazie appunto al Dottor Orlandi  e al  Dott. Gino Volpi (Direttore SOC Neurologia e Neurofisiopatologia degli ospedali di Pistoia e Pescia  (con la collaborazione del Tecnico di Neurofisiopatologia Giulia Berchina), la popolazione ha effettuato, tra l’altro, gratuitamente la vizita neurologica e l’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici e soprattutto  avere le informazioni riguardanti il rischio di ictus cerebrale.

    Il Dottor Orandi, come dicevamo ha consegnato  un questionario di conoscenza sull’ictus a 31 soggetti (12 M e 19 F) di età compresa tra i 42 e gli 81 anni e con un’età media di 62 anni. Interessanti i dati raccolti, L’87% dei soggetti è risultato a conoscenza del fatto che si tratta di una malattia cerebrovascolare, ma circa il 70% non ne conosce la reale frequenza e la metà non conosce i propri fattori di rischio. La maggior parte dei soggetti (91%) conosce almeno uno dei principali sintomi di ictus, tra cui il più noto è il forte mal di testa mai provato prima (71%), seguito dalla bocca deviata (68%) e il meno noto è il deficit visivo (26%), e praticamente tutti (94%) sanno che si tratta di un’emergenza medica per cui è necessario chiamare il 118 perché esiste la possibilità di un trattamento tempo-dipendente. E’ diffusa in tutti la consapevolezza che l’ictus possa provocare vari gradi di disabilità, ma è comunque largamente diffusa (29%) la percezione che le conseguenze siano lievi. I soggetti più anziani sono risultati quelli meno informati sull’argomento, specie sul ritenersi o meno a rischio ictale, anche in casi con scolarità di livello superiore, così come i giovani sono risultati meno consapevoli delle conseguenze dell’ictus. Questi dati depongono per una buona conoscenza dell’ictus nel campione esaminato, ma stimolano a migliorare l’informazione sulla popolazione, a prescindere all’età. I Dottiri Orlandi e Volpi sottolineano che  precisato che “  l’ictus  non è soltanto una malattia dell’anziano. Infatti dei 200.000 nuovi casi di ICTUS che si verificano ogni anno nel nostro Paese, circa 4.200 riguardano soggetti con età inferiore ai 45 anni.l’Ictus causa ogni anno più morti di quelli attribuiti all’AIDS, tubercolosi e malaria messi insieme: ogni anno, nel mondo, colpisce 15 milioni di persone, e di queste quasi 6 milioni muoiono. È la terza causa di morte a livello mondiale e, solo in Italia, interessa 200.000 persone ogni anno: di questi, il 20-30% muore il 40% rimane disabile il 10 % ha una recidiva entro l’anno. In Toscana,poi,  i casi  sono circa 10.000 l’anno . Oggi, però, dobbiamo essere consapevoli che questa patologia non solo si può curare, ma si può prevenire nell’80% dei casi, seguendo adeguati stili di vita: un’alimentazione sana come prevede la dieta mediterranea, il controllo della pressione arteriosa, del Diabete mellito e della fibrillazione atriale e con l’astensione dal fumo ed una attività fisica costante.” “Conoscere l’ictus cerebrale non serve solo a prevenirlo, ma anche a curarlo poiché saper riconoscere precocemente i sintomi è di cruciale importanza per un intervento tempestivo in fase acuta. L’assistenza del 118, il trasporto immediato in un Centro Ictus cioè un centro ospedaliero specializzato nel riconoscimento e nella cura dell’ictus cerebrale, la verifica della possibilità di trattamento trombolitico per via endovenosa generale e/o endovascolare locoregionale con trasporto immediato del paziente presso la Neuroradiologia interventistica di riferimento   rappresentano gli elementi cardine per affrontare questa emergenza. La trombolisi venosa è un trattamento che deve essere fatto entro 4.5 ore dall’esordio dei sintomi neurologici ( bocca storta, debolezza ad una parte del corpo, parola impacciata) quindi è cruciale il pronto riconoscimento dei sintomi da parte del paziente , l’allertamento del 118 e il rapido trasporto del paziente nel più vicino centro dove sia possibile eseguire questa terapia che può cambiare le sorti del paziente. Questi centri,  sono strutture attrezzate per offrire le cure ottimali ad un paziente colpito da ictus cerebrale grazie all’intervento di equipe adeguatamente formate che eseguono prontamente il trattamento endovena e gestiscono adeguatamente la fase acuta dell’ictus riducendo notevolmente le complicazioni legate ad un ictus, permettendo, inoltre, un risparmio economico sui costi pari al 20%. In Italia il costo dell’assistenza sanitaria si traduce in 14 miliardi di euro l’anno di cui 3.7 miliardi (22.2%) per l’assistenza diretta a carico del SSN e 10.5 miliardi (78%) per riduzione produttività del paziente  (26.2%) e del care-giver (52.6%).”.

    In conclusione “ una diagnosi precoce dell’ictus e una cura adeguata permetterebbero al Sistema Sanitario Nazionale di risparmiare circa 740 milioni di Euro all’anno di soli costi diretti senza considerare gli indiretti.

     

    Nelle foto: l dott. Giovanni Orlandi e Gino Volpi e la dottoressa Giulia Berchina, un gruppo di Volontari della Misericordia di Massa; la psicologa Valentina Gaburro.

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    Matteo Marchini

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