Il fermo immagine del parterre dei presenti è già una spiegazione dell’immutabilità del quadro di crisi in cui annaspa l’economia del nostro territorio. Seppur con responsabilità diverse e perfino configgenti ma senza soluzione di continuità, i protagonisti del mancato sviluppo economico della provincia di Massa Carrara sono, da troppo tempo, sempre gli stessi. Le amministrazioni locali, le politiche regionali e nazionale, gli imprenditori, i vertici sindacali, il sistema del credito.
Ma un dato emerge su tutti, nonostante l’illusione di un maggior numero di occupati come derivazione diretta degli incentivi ad assumere tanti nuovi precari propria del Job Act, la nostra provincia registra il dato di disoccupazione più alto della Toscana (9,2%) e del nord Italia.
L’edilizia, in mancanza di una strumentazione urbanistica definita, sprofonda in una crisi senza apparenti vie d’uscita e qua, anziché immaginare nuova cementificazione, occorrerebbe puntare sulla rigenerazione urbana dell’intero territorio e sulla sua messa in sicurezza contro il rischio idraulico oltre che su un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica contro l’emergenza abitativa.
Il commercio, nonostante il “boom” di quello ambulante, registra ancora un calo (-4,8%) con troppe attività di vicinato costrette alla chiusura. Qua occorrerebbe una strategia in grado di coniugare le esigenze degli operatori con una “idea di città” (di tutte le nostre città) da rendere nuovamente attrattive anche sul versante della promozione culturale e degli eventi, con un servizio di trasporto pubblico efficiente e funzionale ed una ridefinizione dei nostri tempi di vita e di lavoro con nuove viabilità e un nuovo sistema dei parcheggi. Altro che ZTL H24 come a Massa!
L’artigianato è ancora in difficoltà con -693 addetti. Le banchine del porto di Marina di Carrara registrano il peggior dato sul totale delle movimentazioni (-16,1%) rispetto al già anno nero 2014.
Le attività estrattive, al netto della tragedia delle morti sul lavoro, segnano un dato stazionario ma la lavorazione del marmo in loco è ancora in perdita.
Il turismo a Massa Carrara, nonostante una impercettibile crescita nel settore ricettivo, senza una cabina di regia in grado di promo-commercializzare le nostre peculiarità territoriali e i nostri tanti e diversi turismi, resterà fanalino di coda visto che dal 2000 ad oggi c’è stato un crollo di 2,6 milioni di presenze. Qua serve, prima di tutto, una definizione aggiornata dell’insieme dei nostri prodotti turistici, poi il potenziamento del sistema ricettivo ed infine una politica di marketing territoriale degna di questo nome. Un solo esempio, quando Massa ottiene la sua “prima” Bandiera Blu e meno di una settimana dopo sulla stampa locale viene data notizia del primo divieto di balneazione della stagione, il responsabile amministrativo di quel settore dovrebbe non andare al mare, ma a casa!
Segnali incoraggianti arrivano invece dall’agricoltura così come dall’export anche se in questo caso si tratta di un dato “viziato” dai numeri del solo Nuovo Pignone, il resto è pressoché un deserto come l’ex Zona Industriale ancora da bonificare con un investimento valutato attorno ai 17 milioni di euro. La Regione ne ha messi a disposizione 3 il Governo Renzi “zero”. In queste condizioni gli unici stipendi assicurati sono quelli del palesemente inutile “carrozzone” del Consorzio ZIA.
La vertenza ex EATON e la conclusione della vicenda GESCO ex Olivetti gridano vendetta. E’ un problema di classe dirigente da troppo tempo sempre la stessa che si limita a registrare, anno dopo anno, i dati della nostra crisi economica infinita. Si utilizzano vecchie strategie che continuano a non risolvere i problemi del territorio. Servono nuove idee e nuove persone per realizzarle. Il tema del cambiamento così come quello di un territorio che deve proporsi come “interdipendente” contro la parcellizzazione che invece ha caratterizzato, fin qua, la vicenda economica apuana, diventa prioritario e risolutivo per garantire sviluppo, stabilità e qualità del lavoro.