Tra i momenti più bui della Guerra Fredda vi furono l’abbattimento, da parte della contraerea sovietica, di un areo-spia statunitense U-2 (venne distrutto per errore anche un Mig-19 della Voenno-vozdušnye sily SSSR) e l’abbattimento sui cieli della penisola di Sachalincon, ad opera di un caccia intercettore sovietico Sukhoi Su-15, di un jumbo della Korean Air Lines con a bordo 269 civili, tutti deceduti.
Nonostante la forte reazione emotiva, soprattutto per l’attacco al jumbo sudcoreano (tra l’altro, in quel caso non c’era stata alcuna violazione intenzionale dello spazio aereo dell’URSS), l’Occidente non avviò nessuna rappresaglia di tipo militare contro Mosca; la posta in gioco era troppo alta, e valeva la vita di miliardi di esseri umani.
Allo stesso modo, oggi, il Kremlino è perfettamente consapevole, esattamente come gli USA e l’Occidente ieri, dell’irrazionalità di ogni risposta militare contro Ankara, membro NATO, dopo la distruzione di un suo bombardiere tattico nei cieli turchi.
Non solo la Federazione Russa si trova in una posizione debole sul piano politico-diplomatico (è improbabile che Erdogan abbia ordinato di colpire il bombardiere senza una valida ragione) ma sa che qualsiasi atto ostile verso la Turchia avrebbe come conseguenza una reazione armata e termonucleare occidentale, che porterebbe all’annientamento del Paese.
Lo scenario del 1962 e rischi per Putin
Paragonato più volte a Jurij Andropov per la provenienza di entrambi dal Kgb, Putin è tuttavia più vicino, almeno per quanto riguarda gli indirizzi della sua politica estera, a Nikita Chruščёv. Se, infatti, Chruščёv si dimostrò un riformatore “illuminato” dopo gli anni staliniani (Putin è, invece, un conservatore) in politica estera scelse una linea decisamente aggressiva ed avventuriera.
Forse confidando in una supposta debolezza dell’Occidente dopo l’insuccesso coreano e sottovalutando John kennedy in ragione della sua giovane età, l’ex contadino ucraino abbassò sempre più l’asticella del consentito, fino ad arrivare al punto di non ritorno della Crisi dei Missili di Cuba del 1962. Costretto ad una clamorosa quanto umiliante ritirata per evitare la III Guerra Mondiale (anche se gli accordi tra i due blocchi prevedevano per l’URSS la contropartita del ritiro dei vettori americani dall’Italia e dalla Turchia), il capo del Kremlino fu successivamente esautorato da ogni carica ed emarginato dalla vita politica nazionale.
Al pari di Chruščёv nel 1962, violando lo spazio aereo turco Putin ha commesso una mossa azzardata che, in assenza di una reazione (da escludere per i motivi sopracitati), potrebbe generare pesantissime ricadute sulla sua immagine e su quella del suo Paese.